Chiesa dei Santi Ciro e Giovanni
Santa Passera
Storia
I corpi dei martiri
Nel 1608 si assistette ad una improvvisa ripresa d’interesse per i due santi alessandrini. Infatti in quell’anno il padre Generale dei Teatini, desiderando avere delle reliquie dei martiri per la sua chiesa di S. Silvestro al Quirinale, chiese al papa Paolo V il permesso di iniziare le ricerche per ritrovare i corpi di Ciro e Giovanni. Dopo un primo rifiuto da parte del Pontefice, infine il permesso venne accordato ai canonici di S. Maria in via Lata, che ottennero di poter eseguire gli scavi a loro spese, alla presenza però di un religioso Teatino. Il 10 luglio 1608, dopo aver celebrato una messa ed essere scesi nel sotterraneo in processione, iniziarono i lavori.
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Gli scavi portarono alla luce una cavità nella parete in cui vennero ritrovate ossa umane. Ma nulla fu scoperto che permettesse di dimostrare che quelle appartenessero effettivamente a Ciro e Giovanni. Paolo V ordinò quindi che fossero lasciate dove erano state trovate. La notizia del ritrovamento dei presunti corpi dei santi si diffuse per la città e molti accorsero a S. Passera, a dispetto del caldo notevole e della distanza, più per curiosità, probabilmente, che per devozione.
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Dopo circa un secolo, nel 1706, furono riprese le ricerche, ma i risultati ottenuti furono gli stessi. Il canonico Depretis scrisse che le ossa rinvenute furono ritenute appartenenti a fedeli cristiani e come tali lasciate lì.
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La camera sotterranea venne interrata e richiusa; solo nel 1904 verrà scoperta di nuovo. Le ricerche dei due santi furono abbandonate definitivamente. Molte congetture sono state fatte riguardo agli introvabili resti dei due martiri. Secondo alcuni vennero trasportati nella chiesa di S. Michele a Monaco in Germania; secondo altri sarebbero stati portati a Napoli, dove si dice riposino nella chiesa del Gesù Nuovo. Il Capitolo della Diaconia di S. Angelo “in foro Pisciun” vantava il possesso delle teste dei due martiri, in origine deposte sull’altare di S. Passera, come narra la leggenda, in una preziosa urna. Nel sacco di Roma del 1527, sotto il pontificato di Clemente VII, sembra che queste reliquie venissero rubate. Inoltre nella chiesa di S. Maria in Cosmedin, in un’epigrafe nell’abside dell’anno 1123, si ricorda che, quando fu consacrato l’altare maggiore dal papa Callisto II (1119-1124), vi furono poste le reliquie dei santi “Abbaciri et Iohannis”.
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La storia della chiesa ci conduce ad epoca recente. Il violento scoppio della polveriera di Monteverde, il 23 aprile 1891, causò alla chiesa non lievi danni, a cui dovette provvedere a sue spese il Capitolo di S. Maria in via Lata. In seguito fu demolita la parete destra della chiesa, che era in parte già crollata, e venne ricostruita. Nel 1934 furono eseguiti importanti lavori di restauro, che hanno portato tra l’altro alla scoperta di importanti affreschi sulla parete laterale sinistra, molto più antichi di quelli che si trovano nell’abside della chiesa.